In un mercato dove domina il commercio online, i social sono diventati le piattaforme da cui è possibile recepire tutte le informazioni per procedere ad acquisti facili e veloci. Ogni commento, post o recensione diventa prezioso per influenzare la decisione d’acquisto del consumatore. La brand reputation in questo contesto è dunque la carta d’identità che plasma la presenza online di un marchio.
Come un castello di sabbia sul mare, la reputazione digitale è difficile da costruire ed è estremamente fragile. Ogni associazione politica, ogni dichiarazione controversa, viene scrutata con attenzione.
I consumatori, armati di smartphone e profili social, sono diventati veri e propri attivisti digitali: basta una minima controversia per sollevare la voce delle masse che si espande come un eco, mettendo in discussione un intero posizionamento online.
Tra le tendenze più recenti vi è proprio il boicottaggio, da cui neanche i grandi colossi del marketing possono sfuggire. Alimentato dalla cancel culture, colpisce ogni settore, dall’alimentare alla cosmesi, fino ai prodotti per l’igiene; tra i più noti ci sono McDonald’s, Zara e L’Oréal. Ma le liste di brand coinvolti negativamente in controversie politiche e sociali sono infinite, a tal punto che se dovessimo rinunciare ai loro prodotti dovremmo probabilmente rinunciare a numerosissimi articoli, dunque vale almeno la pena capire perché la cancel culture riesce a permeare così tanto tra i consumatori.

Agenzia di Marketing vs. Lo Fa Mio Cugino: La Sfida della Professionalità e dell’Efficacia
Nell’era digitale, il marketing è diventato un elemento essenziale per il successo di qualsiasi attività commerciale. Mentre alcune persone potrebbero affidarsi alle competenze di un familiare o amico, noto come