“Chiunque smetta di imparare è vecchio, che abbia venti oppure ottant’anni. Chiunque continua ad imparare resta giovane…”
– Henry Ford
Come dar torto a Henry? Noi di Sniper siamo grandi estimatori della formazione continua.
In questo mese il nostro Team ha partecipato al Web Marketing Festival di Rimini, in una tre giorni di intensa formazione.
Ok, un attimo: cos’è il Web Marketing Festival? Si tratta della più grande fiera italiana sull’innovazione digitale e sul Web Marketing, che ha tra i suoi obiettivi, tracciare una panoramica generale sui trend e sulle novità del mondo dell’innovazione tecnologica.
In breve, quali sono le parole chiave del Festival?
Innovazione, formazione, networking, occupazione e futuro. Non a caso, il claim della manifestazione è “We Make Future”.
La nostra esperienza al #WMF è stata ricca di incontri di formazione, di talk e di workshop!
In tre giorni gli appuntamenti erano molti, pertanto ci siamo suddivisi con precisione le aree di interesse delle quali ci saremmo occupati, per ottimizzare il nostro tempo e tornare in sede con la maggior quantità di informazioni possibili.
Da ciò, dopo un bell’incontro di condivisione del Team abbiamo estrapolato i nostri 3 concetti chiave per creare il marketing del futuro:
1. Storytelling emozionale? Sì grazie!

Al giorno d’oggi per conquistare un cliente e fidelizzare, occorre raccontare una storia. Spesso si parla di storytelling e specificatamente di storytelling aziendale, ma cosa significa veramente applicare questa tecnica nel marketing? Raccontare una storia al fine di dare vita al brand, infondergli quella personalità tramite la quale si può creare un legame ed empatizzare con il potenziale cliente. Quello che viene chiamato branding emozionale è proprio il tentativo di creare un legame emotivo tra il brand e il cliente finale.
Raccontare e raccontarsi vale per le aziende B2C ma anche per il B2B. Possiamo addirittura azzardare l’acronimo “B2P”, ossia Business To Person, che elimina del tutto le macrocategorie classiche del marketing e mette al centro la persona, ricordandoci che prima di parlare a un cliente, parliamo a un essere umano in carne e ossa, con desideri, ambizioni, paure e speranze, molto più incline a recepire e interiorizzare un messaggio se questo è veicolato tramite una storia.
Comunicare non basta, racconta la tua storia al mondo!
2. Un web sempre più liquido

Sarebbe più corretto dire “Google è sempre più liquido”, ma cosa significa? Innanzitutto bisogna definire Google non più come semplice motore di ricerca, ma come ecosistema, composto da una moltitudine di piattaforme e touchpoint tramite cui le informazioni possono essere veicolate. È piuttosto palese, oggi Google è la biblioteca del mondo. Negli anni, la mission di Google è diventata “organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e utili”, ma anche interconnesse tra loro, dando all’utente la possibilità di accedervi da diverse porte d’entrata. Esempio: tutte le sessione di navigazione online hai trascorso, passando da Youtube a Gmail, a Google discover e infine a Google Drive, con estrema facilità e senza avere la necessità di uscire dall’ecosistema Google.
Aspetto interessante e innovativo, Google negli ultimi anni ha ridefinito il concetto di SEO, che oggi potrebbe chiamarsi Search Ecosystem Optimization. Come afferma Giorgio Taverniti, autore di Google liquido, “La SEO è una pratica di ricerca che ci conduce a comprendere come soddisfare i bisogni espressi dalle persone negli ecosistemi che usano”.
Dobbiamo imparare a “nuotare” nei nuovi ecosistemi del web.
3. Un nuovo modo di disegnare i funnel

I funnel sono modelli teorici utilizzati per identificare il processo decisionale degli utenti. Tutti i funnel hanno la classica forma “a imbuto” proprio perché hanno come primo step far prendere consapevolezza sull’esistenza di un brand, per poi scendere pian piano nella parte più stretta del funnel, quella della conversione all’acquisto.
Questi modelli essendo tali, hanno come obiettivo semplificare la comprensione e il processo d’acquisto di un utente, che di per sé è molto complesso e caotico. Come dicevamo prima, in un web sempre più liquido è difficile delineare e prevedere il comportamento di un utente ed è proprio qui che entra in gioco il concetto di messy middle, ovvero la parte mancante del funnel che non è mai stata raccontata fino ad ora. Nel nuovo modello del messy middle (non a caso proposto da Google) cambia il paradigma, i punti di contatto tra il cliente e l’azienda diventano più diversificati e caotici, dunque meno sequenziali.
Come descritto nell’immagine qui sopra, i due momenti decisivi per l’utente sono i triggers, che lo spingono nello spazio di esposizione e il momento dell’acquisto. Quello che vi sta nel mezzo è un percorso non lineare e che cambia da una persona all’altra.
Gli utenti non sono pedine, ma esseri umani con comportamenti complessi e spesso imprevedibili.
Sono davvero molti gli argomenti di cui parlare e che meriterebbero un approfondimento, ma per ora ci fermiamo qui, sperando di aver stimolato la vostra curiosità.
In conclusione, il Web Marketing Festival di quest’anno ci ha illuminati e rigenerati, lasciandoci con nuove conoscenze acquisite e moltissimi spunti di riflessione.
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